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One.

Non ho più un credo e mi ero ripromesso di non scrivere più niente nel blog, avevo deciso di evitare questa situazione.
Non penso di riuscire a darmi degli schemi da seguire, sono troppo istinto, sono bestia più che uomo.
Non riesco più a capire il senso logico dei miei sentimenti, di ciò che sono e di ciò che saranno.
Non faccio più quello che facevo anni fa, non ne sento la necessità, sono cambiato, forse.
Non dico ancora una volta cosa accade, ne fuggo via come fossi una gazzella.
Non combatto perché non ne trovo la necessità, ma forse perché ho paura. 
Non amo perché non ne sono in grado e forse non lo sarò mai.
Non piango le lacrime di cui avrei bisogno, anche se…
Sono fermo, qui, sul letto, di notte, perché 
Non me ne pento. 

 

Sono un girasole come sempre,
curioso come sempre,
ma, stavolta, le domande sembrano infinite,
Sono un girasole pieno di dubbi,
pieno di “se” e pieno di “ma”,
ma sono pur sempre un girasole. 

 

 

UBI

Una mia amica ieri sera mi ha scritto:
“Il cuore viene spezzato solo una volta. Il resto sono graffi.”

Ho azionato la macchina malefica del mio cervello e, con essa, sono iniziati i migliori film fantascientifici, su cosa fai, perche lo fai, dove sei e con chi. 

La verità è che ormai conosco i miei polli, sono come Sherlock Holmes, noto tutto, ogni minimo particolare, specialmente ogni cosa non detta e scritta. 

Un battito di ciglia mi basterebbe per essere felice, basta soffioni al cuore, basta dubbi, basta incertezze, io sono certo. 

Certezze.

Sono un girasole certo, quasi certosino. 

This is the last time…

caldo camino

La malinconia è una brutta carogna, ed è il sentimento piú diffuso in quest’inverno freddo dentro casa sotto le coperte.

Quelle condivisioni, quelle storie, quelle risate, quelle scuse, quegli abbracci, quegli sguardi, quei silenzi, quei baci, quel silenzioso e anonimo Noi, dove sono?

A volte penso che dimenticare qualcuno sia lo cosa piú difficile nella vita di uomo, come si puó uscirne bene da tale perdita?
Lamentarsi non porta a niente, lo so. Ma come si dimentica? Come si puó dimenticare?

Ogni volta che obblighiamo al cuore di cancellare qualcuno o qualcosa, inconsciamente sappiamo che stiamo pian piano amputando il nostro cuore, pezzo dopo pezzo, fino a quando non ne rimarrà che una piccola molecola d’amore in fondo al nostro corpo.

Sono un girasole che ha voglia di scriverti ma non lo fa perchè…

Living in a big big world with some long long nights.

Di notte, mi capita spesso di avere grossi momenti di meditazione.
Sarà la fortuna di avere il cambio dell’ora ma, questa notte, è una di quelle notti in cui sai già che non dormirai perché ci saranno 3mila pensieri dentro la tua testa:

– stamattina avrei dotuto prendere la metro anziché andare a piedi
– e se l’avessi fatto?
– oggi con quella determinata persona avrei dovuto dire queste cose
– me lo sono meritato?
– e se gli scrivessi?
– domattina devo farmi lo shampoo e non ho voglia di metterci 3 ore ad asciugarmi i capelli
– non ho soldi per andare dal parrucchiere perché li ho spesi in shopping
– non dovevo spendere i soldi in shopping, a quest’ora avrei sicuramente uno stato d’animo più tranquillo
– non dovevo mangiare così tanto a pranzo
– domani forse dovrei andare in piscina
– che mangio domani?

[…] fino a quando non arriva la domanda che tutti temiamo:

– PERCHE?

Quel perché senza soggetto, senza complemento oggetto, senza verbo, il perché di tutte le cose (ma anche di nessuna cosa), quel perché che non ha risposta, lo fai solo per complicarti l’esistenza.

Perché “Perché” e non “Perchè”?

io odio la notte..
è buia,
io sono un girasole
vivo di luce,
ho bisogno di luce.
Sono un girasole che ha bisogno (di nuovo) di tanta, tantissima luce,
Sole dove sei?

Prezioso

ehi vuoi parlarmi di quando avevi un’altra faccia 
e andavi verso lei e non pensavi che da quell’attimo saresti stato quel che sei 

tu sei non sei più quel che eri un tempo e ora sei quel che c’è 
di diverso da me 

e pensare a quanto tradirono tutti quei baci 
che tolsero via dalle bocche le frasi che avremmo voluto gridare 
per convincerci che di amarci noi non ne saremmo mai stati capaci 
e allora tu spiegami dei nostri baci il senso 
e se un senso lo trovi dimmi almeno qual è 
dimmi se c’è… 

ehi vuoi ascoltarmi 
ho ancora altre facce da indossare tu chi sei, 
non mi assomigli tra quelle che ho cucito e non ricordo più chi sei tu sei non sei più quel che eri un tempo e ora sei quel che c’è 
di diverso da me 

e pensare che quando rapirono tutti i pensieri 
quei baci bugiardi sembravano veri 
intanto impedivano a noi di convincerci che non avremmo mai visto la fine di tutti quei baci perché senza fine li avremmo rubati 
di questo che tu ora mi dai l’inizio qual è? 

ehi quello che vedo sei 
un riflesso che non m’appartiene 
non mi riconosco 
tu, specchio, sai dirmi almeno chi sei? 
quello che vedo sei… 
sulla bocca assaporo i tuoi baci 
negli occhi rivedo i tuoi occhi e capisco finalmente chi sei 

e pensare che quando tradito da tutti quei baci 
non mi resi conto di quanto restassi negli occhi, 
sul viso, nell’aria c’è una parte di te 
e ho capito che se mi rifletto guardandomi in viso 
non mi riconosco 
ma poi un bel sorriso mi taglia la faccia e mi dico sono identico a te 

ehi vuoi cambiarmi… 

Per aspera ad astra.

In piena stagione dei saldi hai voglia di un nuovo vestito, lo cerchi attraversando mari e monti, ma, alla fine, realizzi che ce l’ha il negozio dietro l’angolo.

Eccolo, bello come non mai.
Entri nel negozio e, dal fermento di averlo trovato, nemmeno lo provi.
-Non ce n’è bisogno- pensi orgoglioso e spavaldo come non mai.

Torni a casa felice di quell’acquisto tanto desiderato, lo appoggi sul letto e lo ammiri, come se fosse una divinità, un santo patrono del tuo armadio.
-È troppo bello per essere vero- scrivi via SMS alla tua migliore amica.

Passano giorni, se non settimane, e, alla fine, decidi di indossarlo. Apri l’armadio. Eccolo. Bello, bellissimo. Allora lo indossi, e, mentre la stoffa striscia sulla tua pelle, ti senti felice, carico, quasi come se fossi pronto ad avere un orgasmo.

Una volta indossato, però, non hai il coraggio di guardarti allo specchio, hai paura che lo specchio possa rivelare una verità a te scomoda: il vestito non ti dona, è evidentissimo.

Esci subito di casa per evitare il pensiero che ti ronzola nella testa, quel “e se non mi stesse bene?”.
Per le strade, allora, eviti di guardare qualsiasi superficie riflettente, per paura di far finire quel sogno, ormai sorretto dalla fantasia e non dalla realtà.

Torni a casa, lo posi nell’armadio, te lo dimentichi lí per mesi.

Passa una stagione  e, dal nulla, ritorna il pensiero di quel bellissimo vestito che avevi comprato un po’ di tempo fa. Ritorna la voglia di indossarlo. Lo trovi, anche se con un po’ di stupore perchè è come se ti avesse trovato lui. Senti il suo odore, la stoffa sulla tua pelle, quella sensazione non era la stessa di prima, ti senti stanco, triste; fingi che tutte quelle sensazioni siano solo frutto della tua immaginazione, lo indossi.

Eviti lo specchio, perchè sai già il pensiero che ti farà venire in mente.

Esci di casa, incontri degli amici per strada e mentre li saluti, la coda del tuo occhio va a finire sulla vetrina di un bar.

Ti guardi.

Tutto scompare: amici, macchine, abitazioni, cani, gatti, cicche di sigaretta.

Sei da solo, davanti allo specchio, con il tuo nuovo/vecchio bellissimo vestito.

E lí realizzi il tutto.

Ti sta malissimo. Ti ingrassa. Ti “sbatte in faccia”.

Cadi nella voragine che si è formata sotto di te, era grossa, c’erano un sacco di “te l’avevo detto”, “io amo questo vestito” e “non puoi capire mi sta benissimo”.

Corri a casa, cerchi di aggiustarlo in qualche modo, tagli un pò, provi a tingerlo, ma alla fine il vestito è sempre lo stesso.

Ti è costato tanto sacrificio quel vestito.

E ora è lí nel fondo dell’armadio.

Ti dò un consiglio: nel momento in cui volevi un vestito nuovo dovevi valutare bene tutte le variabili, non ti puoi accontentare di quello che pensavi ti andasse bene, devi essere sicuro che esso ti stia d’incanto, devi sembrare il re o la regina d’Inghilterra.

Sono un girasole annoiato,
perchè le vacanze sono finite,
perchè iniziano gli esami,
perchè non c’ho voglia.

Come quando fuori piove.

Vacanze, finalmente…

finalmente? No, non ero pronto psicologicamente alle vacanze, all’ozio, al nulla facere e a ciò che derivava da tutto questo.
È arrivata, velocemente, quest’estate, trascinando con se persone, momenti, ricordi ma piú di tutto consuetudini.

Consuetudine (konswe’tudine)
nome femminile

1. abitudine, modo di agire acquisito, abituale.
2. costume, usanza comportamento che rispetta la tradizione.
3. dimestichezza, familiarità pratica nello svolgere un’attività.
Questo è ciò che riporta il dizionario su questa parola.
Abitudine, Tradizione, Familiarità, Attività, Dimestichezza, sono le parole che rimangono “stampate” nella mia mente.
La consuetudine è il comfort food (NDR) dell’anima di ognuno di noi, è ciò che la mantiene stabile, è il bavaglino che non ti fa sporcare la tua maglietta preferita, è sentirsi a casa.
Consuetudine è giocare facile: Play (it) Safe.
Dopo questi ragionamenti sono arrivato a pormi determinate domande:
Chi non ha paura del nuovo?
Chi non ha paura di farsi male?
Chi non ha paura di fare scelte?
Chi ha paura della fine di una minima consuetudine?
Chiedetevelo.
Sicuramente avrò tutte queste paure e l’unica soluzione che ho trovato per combattere tutto questo è creare nuove, tante, diverse, consuetudini.
Perchè alla fine di tutto… Quant’è bello avere delle consuetudini?
Sono un girasole senza consuetudini che vuole riprovare il calore del pigiama riscaldato dal termosifone.
Come tutti gli inverni.
Come quando fa freddo.
Come quando fuori piove.

Alcune strade prima o poi hanno una fine.

Alcune strade prima o poi hanno una fine.

Quando ti ritrovi in quel vicolo cieco hai paura; tutto ciò che avevi programmato durante il viaggio non ha più nessuna utilità.

Immaginavi di andare verso una bellissima località marina e sentire la brezza marina e tuffarti giù dagli scogli in quel bellissimo mare blu.

Blu come i sogni; ora di fronte a te  solo il vuoto, nessuna strada. (dovevi scegliere bene il percorso prima di partire!)

Negherai a te stesso questa cosa, ma: ne eri in parte consapevole, perchè, durante il viaggio, gli ostacoli che hai superato hanno “modificato” il tuo tragitto, rendendolo il più reale possibile in modo da non percepire più il dolore che avevi provato negli errori e nei fallimenti che avevi commesso.

Alla fine quello che rimane sei tu.

Alla fine della strada, del percorso, dell’avventura, tu, da solo con un’armatura nata da cicatrici, dal dolore, dal fallimento.

Alla fine ti rendi conto che non fa tutto questo male.

Alla fine sei più forte di prima.

Alla fine sei pronto per inventarti una nuova strada, pronto per una nuova esperienza.

“A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero. Forse ti sembro troppo ottimista, ma io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non siano molto interessanti. Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde. Ora la tua ti può sembrare una sciagura che ti complica la vita, ma sai… godersi i momenti felici è facile. Non che la felicità sia necessariamente semplice. Io non credo, però, che la tua vita sarà così, e sono convinta che proprio per questo tu sarai una persona migliore. Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti. Devi considerarli un dono – un dono crudele, ma pur sempre un dono.”
Un Giorno Questo Dolore Ti Sarà Utile – Peter Cameron

Sono un girasole che dopo un anno è più maturo.

Sono un girasole che ha perso un po’ di petali per strada.
Sono un girasole che più volte ha fatto finta che la luna fosse il sole.
Sono un girasole appagato di ciò che ha imparato durante questo percorso.
Sono un girasole che deve cercarsi un nuovo sole a cui rivolgersi, questo è troppo vicino.